Ho custodito le mie scarpe dedicate alla corsa nella cassaforte. Non sono scarpe costose o ultra leggere, sono scarpe che hanno corso. Scarpe che hanno accarezzato terreni, oltrepassato boschi, saltato guadi e timbrato, come annulli postali, città. Nella cassaforte c’è una memoria fatta con il tempo, con centinaia di chilometri percorsi, tanto sudore lasciato lungo le vie, allenamenti costanti, alimentazione attenta.
Ora le mie scarpe fremono per ripartire, impazienti come cani da sleddog pieni di energia pronti a trainare una slitta e percorrere chilometri. Voglio fare un regalo alle mie scarpe: a marzo c’è la Maratonina della Vittoria e io aprirò la cassaforte.
Credo che sceglierò quelle dalla suola morbida, quando le indosso, mi pare di camminare sul tappeto dall’erba verde fresca che da bambino mi accoglieva a piedi scalzi.
Mi chiamano Tony, sono un meccanico d’auto…
un racconto di Sergio Rosolen